Le inchieste – L’altra medicina
:: Hamer e la Nuova Medicina :: Incontro con il Dr. Samorindo Peci
Biografia del dott. Hamer (da Disinformazione.it)
Il dott. med. Ryke Geer Hamer è nato in Germania nel 1935. A 18 anni ha conseguito la maturità ed iniziò gli studi di medicina e teologia all’università di Tubinger. Dopo diversi anni d’intensa attività nelle cliniche universitarie di Tubinger e Heidelberg, nel ’72 conseguì la specializzazione in medicina interna e iniziò ad occuparsi quale primario in ginecologia di molti malati di cancro. Parallelamente coltivava un hobby molto particolare: quello dell’inventore. A lui si devono l’invenzione dello scalpello a taglio atraumatico utilizzato in chirurgia plastica, con lama 20 volte più sottile di quella di un rasoio, della sega speciale per ossa utilizzato in chirurgia plastica, del lettino da massaggio che si adatta automaticamente alla forma del corpo, come pure di un apparecchio per la transcutanea del siero.
Nel 1976 il dott. Hamer, con la moglie ed i suoi quattro figli, volle ritirarsi in Italia, per curare gratuitamente i malati nei quartieri più poveri, dal momento che i brevetti depositati delle sue invenzioni gli permettevano un reddito sufficiente. Il 18 agosto 1978, alle tre del mattino il principe Vittorio Emanuele di Savoia, improvvisamente impazzito, sparò nel pressi dell’isola Cavallo al figlio del dott. Hamer, Dirk, che stava dormendo in barca. Per più di tre mesi Dirk lottò tra la vita e la morte e alla fine il 7 dicembre morì. Questa perdita inaspettata cambiò la vita del dott. Hamer e della sua famiglia. Poco dopo la morte di suo figlio infatti si ammalò di cancro ai testicoli. Lavorando come primario in ginecologia nella clinica oncologica universitaria di Monaco, gli venne il dubbio che la sua malattia potesse essere in rapporto allo choc della morte di suo figlio e quindi che il suo tumore al testicolo non fosse scaturito da una “cellula impazzita”, ma dovesse essere in relazione al cervello. Chiese ai suoi pazienti se anch’essi avessero vissuto un avvenimento terribile e scoprì che tutti, in effetti, avevano subito un evento traumatico prima di ammalarsi.
Nell’ottobre 1981, quando volle portare la sua scoperta ad una conferenza medica, il dott. Hamer fu richiamato dal direttore della clinica e posto davanti alla scelta di negare le sue scoperte o di lasciare la clinica. Non potendo certo rinnegare i dati da lui raccolti e verificati, conscio dell’immenso potenziale di beneficio per tutti i pazienti contenuto nelle sue scoperte, decide, suo malgrado di lasciare la clinica. Prima di partire riuscì a raccogliere i dati di tutti i suoi pazienti affetti da cancro ed i relativi risultati. Egli presentò quindi la sua ricerca all’università di Tubingen e Heidelberg, dove insegnava da diversi anni, allo scopo di verificare la fondatezza delle sue scoperte a livello universitario. Pochi mesi dopo i decani dell’università respinsero in circostanze misteriose le sue teorie sulla correlazione tra cancro e psiche, senza nemmeno verificarne l’esattezza.
Incurante delle opposizioni nazionale ed internazionali, degli attentati alla sua vita, dei 67 tentativi d’internamento psichiatrico forzato e alle campagne mediatiche calunniatrici, il dott. Hamer, dal canto suo, ha continuato l’assidua ricerca e verifica delle leggi biologiche da lui scoperte, indagato su più di 30mila pazienti e verificato in ogni caso l’esatta corrispondenza e fondatezza delle sue scoperte.
Infine, il 11 settembre 1998, esso l’istituto oncologico S. Elisabetta a Bratislava e il dipartimento oncologico di Trnava si è proceduto alla verifica delle cinque leggi biologiche della Nuova Medicina a livello universitario, trovandole perfettamente confermate.
Prima legge: Il trauma è il detonatore
Seconda legge: niente esiste senza il suo contrario
Terza legge: Il sistema ontogenetico dei tumori e delle malattie equivalenti
Quarta legge: I microbi sono al servizio del cervello:
Quinta legge: della quintessenza:
Tratto da La medicina sottosopra. E se Hamer avesse ragione? di Giorgio Mambretti e Jean Séraphin ed. Amrita |
Il Dott. Samorindo Peci e la Nuova Medicina
Intervista di Pietro B.
E se Hamer avesse ragione cosa ne resterebbe della oncologia ufficiale?
Sotto la veste della ricerca, quell’oncologia che rifiuta di studiare il problema cervello è veramente da accantonare. Personalmente a da ricercatore non ho voluto mai affrontare la nuova medicina con superficialità, ecco perché il Prof. Hamer ha creduto in me, dandomi l’onore di rappresentarlo nei corsi di formazione per i medici. Io ho basato la nuova medicina sugli studi embriologici e le mie ricerche sono state condotte presso delle istituzioni mediche molto importanti come l’Università di Harward. Spero che l’oncologia Italiana mi dia la possibilità di verificare su basi scientifiche quello che sosteniamo con la nuova medicina.
Dott. Peci, facciamo un passo indietro. Può presentarsi parlandoci della sua storia professionale? E di come e quando quest’ultima ha incontrato la nuova medicina del Prof. Hamer?
Bene, dopo gli studi ortodossi, per fortuna o per bravura ho vinto un concorso che mi ha portato a lavorare come funzionario sanitario con l’UNCHR organismo dell’ONU per i diritti ai rifugiati, lavorando nei campi base in vari paesi in Africa.
La guerra in Bosnia nel ’92 e la nascita di mia figlia sono state la causa delle mie dimissioni, e nel giro di 1 anno mi sono ammalato di Feocromacitoma un tumore
delle surrenali. Questa condizione mi ha portato a vivere la situazione di malato per 6 mesi. Rifiutando, per varie circostanze fortuite, la Medicina Classica, ho incontrato degli Heilpraktiker in Germania, figura molto importante nel sistema sanitario tedesco, con l’occasione avevo saputo del Prof. Hamer, lui mi ha aiutato facendomi capire le origini della mia malattia ed accettarla come evoluzione di una risoluzione conflittuale della vita che fino a quel momento avevo fatto.
Sa quando si fanno i fioretti. Beh! Io avevo fatto un fioretto, se fossi
guarito, sarei stato al suo fianco per imparare la sua metodica diagnostica
e terapeutica, dopo un lavoro di un anno con lui vicino diciamo giorno e
notte ho iniziato un percorso personale per affrontare le malattie oncologiche,
e oramai sono 5 anni.Ci può parlare adesso delle “origini della malattia” secondo la nuova medicina? E in che modo, scoperte tali origini, ci si può incanalare in un processo che poi porta alla guarigione? E soprattutto, cosa significa “guarire” da un tumore?
Cercherò di utilizzare un linguaggio comune, ci insegnano a scuola l’esistenza dei tre
regni: il minerale, il vegetale e l’animale. Noi apparteniamo al regno animale, quindi siamo soggetti a delle leggi biologiche che regolano tutto il regno. La malattia è invece regolamentata secondo i concetti della patogenesi, cioè la malattia subisce delle modifiche dettate dall’uomo ma è regolata anche da meccanismi semplici, come il territorio, in senso stretto, la tana , la casa per l’uomo, in senso esteso l’ambiente di lavoro, il luogo dove si abita etc. Nella procreazione il cucciolo per l’animale, figlio per l’uomo. Il Branco, per gli animali il gruppo di caccia per l’uomo l’ufficio gli amici ed i parenti, e via via la comparazione biologica del regno, queste sono le basi della nuova medicina.Non esiste lo scoprire niente fa parte della nostra storia, quando noi diciamo quella persona si muove in modo istintivo bene e questo che porta la persona a riscoprire le sue origini, il razionale e diciamolo gli aspetti culturali hanno fatto perdere questa possibilità di capire a livello istintivo il comportamento da adottare nel momento del pericolo. Un’altra affermazione, nel mondo animale tutti fuggono o aggrediscono, l’unico
del regno animale che soccombe è l’uomo, a lei la riflessione.Il processo di guarigione è attivato dal cervello, la crescita di un tumore è una risposta di guarigione del cervello all’aggressione subita, faccio un esempio. Se io avrò una debolezza in una parte del mio corpo diciamo la parte ossea, per un incidente o per una svalutazione del se, il cervello l’unico mezzo che ha per riparare questa alterazione sarà quella di far crescere i valori ematici, creando un leucemia, una volta che i valori riusciranno a riparare il danno, si manifesterà un osteosarcoma, quest’ultimo quindi e la risposta di riparazione ad una leucemia, posso farle mille esempi facendole vedere la riparazione nella malattia.
Riprendo quello che ho detto prima. Se il tumore viene visto nel modo diretto
come malattia perdiamo di vista l’ordine del cervello dobbiamo capire quale è stato il motivo, la risposta ad un aggressione. Nelle ulcere dello stomaco per esempio, è vero che il tumore viene se si trascura l’ulcera? No, il tumore essendo in quel caso ricostruttivo viene per riparare l’ulcerazione, quindi in guarigione, se noi lo andiamo a trattare con una qualsiasi terapia, creeremo uno stop alla riparazione, il cervello
lo vedrà come una nuova aggressione e spingerà oltre la sua ricostruzione creando cosi una massa che metterà a rischio la funzionalità digestiva qui interverrà il chirurgo che asporterà l’organo a questo punto il cervello non avendo più dove comandare la riparazione la invierà ad un altro organo che nel frattempo è stato coinvolto. La persona dopo l’intervento non potrà mangiare per lungo tempo, l’organo coinvolto sarà il fegato, oppure se si spaventerà enormemente dalla sentenza medica sarà i polmoni, se soffrirà di stipsi perché non avrà il processo digestivo corretto sarà l’intestino e cosi via. Il tutto avviene quando il cervello non ha compiuto il suo percorso normale di riparazione, avviene il miracolo, una persona soffriva di tumore allo stomaco ha fatto l’intervento ed è guarito, bene l’intervento è stato fatto esattamente nel momento in cui era finita la riparazione, questo solo la Tac può dircelo attraverso l’edema cerebrale di riparazione.Cercando in internet ho trovato il programma di un convegno(?), svoltosi a Rimini sul finire del mese di maggio 2002, in cui si annunciava anche un workshop con la presenza del Prof. Hamer. Nelle note si diceva tra l’altro che Hamer “ha sperimentato sulla sua pelle la ferrea legge del cancro, sviluppando un approccio diverso alla patologia degenerativa, perfettamente integrabile con qualsiasi altro protocollo, alternativo e non”. Ci può spiegare il significato di queste parole ove sembra di capire che è possibile “integrare” ciò che in realtà dovrebbe essere “alternativo”? Più esplicitamente avrebbe un senso seguire contemporaneamente un protocollo chemioterapico e la filosofia di Hamer?
Ricordiamo innanzitutto che Hamer è un medico oncologo con laurea in Teologia
e fisica, di medicina alternativa non sa niente e non ne vuole sapere niente, l’integrazione con la medicina alternativa è dovuta ai suoi allievi, personalmente
lui definisce la figura degli alternativi come venditori di barbabietole ” in relazione al fatto che non manca mai un succo di barbabietola nelle cure alternative”. Lui dice, e trova me d’accordo che la medicina è unica, è l’interpretazione ad essere sbagliata, se noi abbiamo rivelato attraverso una Tac che il focolaio è in risoluzione e non abbiamo batteri, funghi, virus o micobetteri endocini che ci possono aiutare per la riparazione, ben venga un trattamento chemioterapico ben dosato, sottolineo ben dosato ( come da qualche tempo il Prof. Lagard studia con successo) che possa aiutarci per una riduzione della massa. Ogni terapia potrà avere i suoi effetti se effettuata nel momento giusto
e con le quantità giuste.Dr. Peci lei fa parte di qualche struttura clinica specializzata nella nuova medicina di Hamer?
Come lei può immaginare, non ci possono essere delle cliniche che operano nella nuova medicina, questo non vieta che ci possono essere delle strutture dove lo staff affronta la malattia con i concetti della nuova medicina. Questo staff è già composto, come pure la struttura, ma non vorrei in questo momento scendere in particolari, hanno sempre ostacolato il mio lavoro, vorrei almeno riuscire ad avere prima tutte le autorizzazioni.
In che modo lei e i suoi collaboratori operate sul territorio?I miei collaboratori fanno capo a me e lavoriamo tutti in equipe, ci siamo dotati di un mailing list dove ci consultiamo continuamente, conoscere uno di noi è come conoscerci tutti.
Ringrazio il Dr. Peci per la sua disponibilità. E gli auguro tanta fortuna nelle sue ricerche.